Salario minimo per legge o contratto
L’accordo a Bruxelles è stato raggiunto tra il 6 e il 7 giugno, su un testo di 19 articoli in base al quale i Paesi possono scegliere se prevedere uno salario minimo per legge oppure intervenire attraverso la contrattazione collettiva. Si tratta di un punto importante per l’Italia, dove i salari sono materia dei CCNL e le parti sociali (imprese e sindacati, in questo caso allineati) sono intenzionati a proseguire su questa strada. Nel nostro Paese il dibattito sul salario minimo è in corso da anni, ma in realtà, siamo già in linea con i criteri previsti dalla direttiva.
Come funziona
La direttiva prevede due opzioni: salario minimo per legge, oppure garantito dalla contrattazione collettiva.
- Salario minimo per legge: in questo caso, gli Stati devono assicurare che il salario mimino e i suoi adeguamenti siano uniformati a criteri standard che garantiscano adeguate condizioni lavorative e sociali. I criteri devono tener conto del costo della vita, delle retribuzioni lorde medie e del loro tasso di crescita, e della produttività.
- Salario garantito dalla contrattazione collettiva: in questo caso, i Paesi come l’Italia devono promuovere il potere contrattuale delle parti sociali e una trattativa costante e proficua, coprendo almeno il 70% della forza lavoro.
Quali che siano le regole attraverso le quali si attua il salario minimo, gli Stati devono garantire costante monitoraggio sull’effettiva applicazione e costante informazione. E’ anche previsto che gli appalti pubblici assicurino il rispetto del salario minimo.
Obiettivi della Direttiva UE
La direttiva si compone di un’ampia premessa che fornisce una serie di elementi di contesto. «Assicurare ai lavoratori europei un salario congruo è essenziale per garantire condizioni di lavoro e di vita adeguate, e per proseguire nella costruzione di un’economia e una società resiliente e in linea con gli obiettivi dell’Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile». Nell’annunciare l’accordo sulla direttiva, la Commissione sottolinea come migliori condizioni di lavoro rappresentino anche uno stimolo a produttività e competitività.
Il salario minimo, contenuto nell’European Pillar dei diritti sociali del 2017, è stato elemento fondamentale del discorso sullo Stato dell’Unione 2020 della presidente Ursula von der Leyen, per la quale le nuove regole «proteggeranno la dignità del lavoro e la sua remuneratività. Il tutto, nel pieno rispetto delle tradizioni nazionali e dell’autonomia delle parti sociali».