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Decontribuzione Sud e certificazione parità di genere: quanto si risparmia con il cumulo

Decontribuzione Sud e certificazione parità di genere quanto si risparmia con il cumulo - studio montanaro

Pubblicata la  legge  che modifica, potenziandolo, il Codice delle pari opportunità uomo-donna codificato nel  d.lgs 198 2006 (Codice delle pari opportunità).  Sono previsti in particolare, dal 2022:

  1.   obblighi più stringenti  per le aziende di monitorare la situazione del personale, redigendo specifici rapporti  sulla parità retributiva  e sulla distribuzione degli incarichi  fra i sessi, e 
  2. incentivi alle aziende  virtuose, che potranno certificare  formalmente la propria situazione  e ottenere  anche uno sgravio contributivo e vantaggi nelle gare.

Si ricorda che il codice  delle Pari opportunità è nato per attuare la legge delega 14 marzo 1985 n. 132 , e all’articolo 1 recita “Le disposizioni del presente decreto hanno ad oggetto le misure volte ad eliminare ogni distinzione, esclusione o limitazione basata sul sesso, che abbia come conseguenza, o come scopo, di compromettere o di impedire il riconoscimento, il godimento o l’esercizio dei diritti umani e delle libertà fondamentali in campo politico, economico, sociale, culturale e civile o in ogni altro campo”. 

Vediamo  di seguito maggiori dettagli  sul  nuovo provvedimento pubblicato  in Gazzetta Ufficiale.

Modifiche ai rapporti nazionali e aziendali sulla parità

All’articolo 25 del codice viene modificato il comma 2 bis, inserendo tra le  possibili discriminazioni tutti gli atti  organizzativi che modificando le condizioni e i tempi di lavoro in ragione del sesso possano creare vantaggi o svantaggi di un lavoratore rispetto a un altro,   dal punto di vista della  partecipazione alla vita aziendale  e di accesso alle progressioni di carriera.

Importanti modifiche intervengono inoltre  sull’articolo 46 del codice in tema di rapporto aziendale sulla parità di genere. Questo il testo attuale dell’art. 1:

1. Le aziende pubbliche e private che occupano oltre cento dipendenti sono tenute a redigere un rapporto almeno ogni due anni sulla situazione del personale maschile e femminile in ognuna delle professioni ed in relazione allo stato di assunzioni, della formazione, della promozione professionale, dei livelli, dei passaggi di categoria o di qualifica, di altri fenomeni di mobilità, dell’intervento della Cassa integrazione guadagni, dei licenziamenti, dei prepensionamenti e pensionamenti, della retribuzione effettivamente corrisposta. “

Con la modifica il documento diventa obbligatorio anche per le aziende sopra i 50 dipendenti, invece che 100, mentre le imprese sotto la soglia citata potranno applicarlo su base volontaria.  Ricordiamo che già oggi la mancata compilazione del rapporto biennale può portare alla sospensione per un anno dei benefici contributivi  eventualmente goduti dall’Azienda. 

Il rapporto è ora  obbligatoriamente biennale e va redatto in modalità telematica  tramite un modello  che sarà pubblicato nel sito internet istituzionale del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e trasmesso alle rappresentanze sindacali aziendali.Sarà accessibile dai consiglieri  di parità   territoriali , Ispettorato nazionale del lavoro,  Ministero del lavoro e delle politiche sociali, al Dipartimento per le pari opportunita’ della Presidenza del Consiglio dei ministri, all’Istituto nazionale di statistica e al CNEL .

In caso di dati mancanti o inesatti  sono previste sanzioni da parte dell’ispettorato del lavoro tra 1000 e 5000 euro.

Le specifiche sulla nuovemodalità di compilazione saranno fornite con decreto del mInistero del lavoro entro 60 giorni dalla entrata in vigore della nuova legge.

Certificazione parità di genere, sgravi contributivi e altre premialità

A partire dal 1 gennaio 2022 viene introdotta la certificazione della parità di genere  con il nuovo articolo  46 bis del codice. La certificazione  proverà  che l’azienda ha implementato misure concrete per ridurre il divario di genere in relazione alle opportunità di crescita in azienda, alla parità salariale , di mansioni, alle politiche di gestione delle differenze di genere e alla tutela della maternità.

La certificazione darà diritto a un bonus  contributivo per il finanziamento del quale nel 2022 sono destinati 50 milioni di euro. La norma precisa  che :

  1. l’esonero sarà applicato su base mensile e
  2. non potrà essere superiore all’1% dei contributi dovuti,
  3. non potrà superare il  limite massimo di 50mila euro annui per azienda.

Sono previsti decreti del Presidente del Consiglio dei ministri che dovranno definire i parametri minimi per conseguire la certificazione mentre i  i ciriteri per le domande e l’erogazione  del bonus sono affidati ad un decreto del Ministero del lavoro da emanare entro il 31 gennaio 2022

Altro meccanismo premiale prevede la possibilità di punteggi  utili nelle graduatorie per aiuti di stato, finanziamenti con fondi europei  e altri vantaggi in ambito di bandi di gara e avvisi pubblici, sempre compatibilmente con i Regolamenti della UE.

Relazione dei consiglieri di parità

Sulla base dei rapporti aziendali i consiglieri nazionali di parità sono tenuti alla redazione di una relazione biennale sulla applicazione della legislazione in materia di parità e pari opportunità  da sottoporre al vaglio del comitato nazionale e dei ministeri Competenti. In fase di prima applicazione la relazione è attesa entro il giugno 2022.

 

Fonte articolo

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